Band nata nel 2015 circa, i From The Dust Returned vanno per svariate ragioni a registrare nuovamente questo Ep composto in precedenza. Le cause di tale operazione, probabilmente come recita la loro bio, sono dovute ad un cambio di line up in fase compositiva. Ma a questo punto data la qualità alta del prodotto, possiamo stare tranquilli che non si sono fatti scalfire minimamente! Si accasano presso la sempre attenta e prolifica Sliptrick Records e pubblicano questo Homecoming, Ep che vede in tutto sei brani di un certo heavy metal con influenze psichedeliche tipiche degli anni ’70, senza dimenticare anche una certa dose di prog e hard rock. Si parte alla grande con Harlequeen, brano con un gusto tipicamente stoner e settanti ano, arricchito da vocals che rasentano in alcune parti il cantato operistico, ma all’interno possiamo trovare anche il growl in stile Dark Lunacy e delle ottime clean vocals.

Prova davvero esemplare. In un primo momento l’andamento del brano può sembrare lento e tranquillo, ma trascorsi i primissimi minuti , si inizia ad avvertire qualche disturbo psichedelico che farà di certo felice chi si nutre di musica psichedelic rock. Il secondo intitolato Homecoming è un gradevole strumentale che precede uno dei brani migliori dell’Ep in questione Echoes Of Faces. Qui mettono in evidenza anche una certa sicurezza e maturità strumentale davvero di primo livello. Sono circa sei minuti di goduria musicale a tutti gli effetti. Brano che mischia elegantemente svariate inflenze quali metal, rock ed anche estreme soprattutto riguardo le vocals. Il quarto brano Glare si candida ad essere il più struggente in un certo senso, rispetto agli altri che compongono questo interessante lavoro. I nostri non hanno certo paura di osare, sanno quello che fanno. Wipe Away The Rain è invece quello che più degli altri mostra il lato prog della band. Altro ottimo brano! Sleepless è un degno brano di chiusura, della durata che rasenta il minuto, ma non per questo oltre tutto meno importante. Davvero un ottimo e piacevole ascolto. Speriamo presto di poterli vedere con un full-lenght!

 

Sandro Lo Castro

 

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Prendono il nome da un romanzo di Ray Bradbury (Ritornati dalla Polvere, 2001) e lo scenario scelto ben si sposa con il sound di questa band romana, fautrice di un prog rock potente e narrativo, talvolta spettrale e claustrofobico (Echoes of faces, Homecoming), pur non scivolando mai nelle facili suggestioni ambient a base di effetti. I FTDR, infatti mantengono sempre un sound forte e deciso, capace di andare dalle tastiere dei Jethro Tull al growls dei Dark Tranquillity; il tutto senza mai intaccare la logica dei singoli brani, tra cui vale la pena segnalare una piccola/grande gemma come Glare, una sorta di incrocio tra Pink Floyd, DEvin Townsend, Tangerine Dream e la voce tenorile di Alex De Angelis. Le tastiere tracciano spesso e volentieri l’intelaiatura base dei brani, lasciando alle chitarre un compito di rifinitura ben eseguito dal “moderato” virtuoso Alex De Angelis. Homecoming è un disco che sicuramente riesce a sorprendere anceh senza volerlo e che nella conclusiva Sleepless trova una perfetta sintesi dell’intero contenuto dell’album, tra potenti schitarrate acustiche ed improvvisi innesti al limite del black metal. Da ascoltare con cura.

 

Maurizio De Paola

 


From the dust returned registrano nuovamente Homecoming, l’ep che hanno composto in tempo precedenti e che pubblicano ora. Un’operazione che trova risposta nel cambio del lineup avvenuto in fase compositiva o, quanto meno, è quel che si può dedurre leggendo alcuni comunicati ufficiali.

 

In tutti i casi, i fan della band possono dormire sonni tranquilli: nulla è cambiato in quanto al tiro delle composizioni e all’approccio verso le stesse e inoltre, cosa che non guasta, la band si è accasata presso la prolifica Sliptrick Records. Il risultato, infatti, è questo nuovo Homecoming, che si compone di sei brani immersi in un certo heavy metal con influenze psichedeliche in stile anni Settanta, senza dimenticare l’aggiunta di una gustosa dose di prog e hard rock.

 

Apre alla grande Harlequeen, un brano tipicamente Seventies, con tanto di accenni in odor psychedelic rock, e corredato da linee vocali impegnate a rasentare a tratti il cantato operistico, il grow in stile Dark Lunacy, nonché ottime vocalità clean. Una prova  maiuscola.

 

Segue Homecoming, un gradevole strumentale che prepara il terreno a Echoes of faces, uno degli episodi più riusciti del lotto. Quasi sei minuti di musica da assaporare fino in fondo, in cui si miscelano con stile tratti di metal, rock ed estreme, soprattutto riguardo alla linea cantata.

 

 

Glare si candida per essere votato il più struggente, mentre Wipe away the rain è quello che mostra su tutti il lato prog della band. Poi arriva Sleepless, brano dalla breve durata, ma l’ideale per chiudere la scaletta. In conclusione, si tratta di una manciata di brani ben strutturati, ben suonati e ben interpretati: ai fan nonr esat che aspettare il debito full lenght…

 

Sandro Lo Castro

 


Just in case you’re wondering, trivia buffs, the Italians’ name comes from the fantasy writing of Ray Bradbury, but of course well read rock and metal fans are probably pretty au fait with such fiction.

 

This six-song debut EP, essentially four songs with the title track and the closing musically light and shade cameo piece ‘Sleepless’ being no more than musical punctuation points, sees FTDR deliver their brand or progressive rock/metal, one that’s tinged with a dash of metal, hard rock and Doors-y style psych, all composed by the hands of Alex De Angelis. A dark atmospheres and acoustic opening to ‘ Harlequeen’ welcomes you to the machine before snatches of reedy and funky organ duel with harder, distorted riffs and disturbing underlying bouts of laughter. The progressive boxes are ticked with all manner of time and mood changes, dealt with in some ambitious instrumental sections: grand climaxes emerge from the ambient pastoral movements.

 

It’s the contrast of vocals, which combine clean tones and (perhaps unnecessary) deeper growls, which represents a duality that runs through the material. Lyrically, the songs explores inner fears – schizophrenia, selfishness, depression, clinophobia (fear of going to bed) and fear of emotional attachment (philophobia). If nothing else, the album is educational while it pokes around in some dark places.

 

Mika Ainscoe

 


Alex De Angelis (voce e chitarra), Marco Del Bufalo (voce), Miki Leandro Nini (basso), Danilo Petrelli (tastiere) e Cristiano Ruggiero (batteria): questa è la lineup dei From The Dust Returned, band capitolina dedita ad un Metal in grado di spaziare tra influenze Heavy, Progressive e psichedeliche. Nati nel 2015, hanno pubblicato il loro EP di debutto “Homecoming” nel 2017, autoprodotto e pubblicato da Sliptrick Records. Le sei canzoni che compongono l’EP parlano di problemi insiti nella natura umana, da una patologia come la schizofrenia alla “semplice paura d’amare”.

 

Harlequeen” – Suoni cupi, note lunghe che si intrecciano ad intervalli con altre corte e ripetute. Si inizia ad entrare nel vivo dopo oltre un minuto e mezzo con la chitarra acustica che apre al vero e proprio strumentale. Il cantato si sviluppa sulla dualità tra il clean di Alex e il growl di Marco. C’è un qualcosa di teatrale in questo brano, con tanto di spunti settantiani. Assolutamente azzeccato il solo di tastiera prima dei sei minuti. Pezzo da ascoltare… E riascoltare… E riascoltare ancora per farlo proprio a pieno, ma alla fine ne vale la pena.

Homecoming” – Intermezzo strumentale di un minuto e mezzo, diviso in due parti: la prima assolutamente inquietante, la seconda dal gusto molto Prog Rock.

Echoes Of Faces”– Anche questo brano non tradisce quanto sentito in precedenza, cioè una certa propensione a sonorità tendenti all’horror. Bella, a seguire, la contrapposizione tra uno strumentale “leggero” e il growl. Dopo i due minuti si cambia di nuovo atmosfera, con richiami mediorientali. Ad un certo punto viene da chiedersi se si sta ancora ascoltando una band attuale o una band come Le Orme. Continui cambi di ritmo e di atmosfera: alla fine non capirete se ne siete estasiati o spaesati.

Glare” – Introduzione soft e… Ancora una volta sulle onde dell’inquietudine. Il brano rappresenta un vero e proprio balzo indietro nel tempo: sonorità Prog anni ’60 - ’70 che si uniscono ad un cantato effettato che ricorda vagamente lo stile di David Bowie. Solo nella seconda parte si torna a rendersi conto di essere ancora nel 2017 (2018 per chi legge). Il cantato è interamente clean, giusto per aumentare questo effetto di straniamento temporale.

Wipe Away The Rain” – L’introduzione la lascio scoprire a voi, perchè la magia va gustata in prima persona. Lo ammetto: mi son chiesto se avevo sbagliato disco e invece dei FTDR stessi ascoltando i Deep Purple… Il growl mi ha dato la risposta che cercavo! Uno sballottamento continuo, un brano da non perdere assolutamente!

Sleepless” - Cinquantatre secondi… Brano davvero strano, un finale che lascia perplessi…

 

In che anni siamo?! Questa è la domanda che dovrebbe uscire spontanea alla fine dell’ascolto di questo EP. Sonorità moderne che si fondono a quelle del migliore Prog Rock d’annata, in tutto unito ad un dualismo vocale assolutamente pregevole. L’album si presenta come un lavoro intensamente teatrale e ciò contribuisce all’aumentare della curiosità riguardo ai loro live. Ora la band sta lavorando al nuovo album: se “Homecoming” è il biglietto da visita c’è da aspettarsi un prodotto di grande qualità.

 

VOTO

9/10

 

 

A cura di Robin Bagnolati,

revisione di Giulia Fordiani

 

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From The Dust Returned are a Progressive Rock and Metal band from Rome, Italy. The band consists of Alex De Angelis (vocals, guitars), Marco Del Bufalo (vocals), Miki Leandro Nini (bass), Danilo Petrelli (keyboards) and Cristiano Ruggiero (drums).

 

Well, Italy you are doing it again, you are giving us another brilliant band in the form of From The Dust Returned. As I listened to the Homecoming EP I didn’t know what to expect from the band as this is the time I have actually heard of the band.

 

Now, I have listened to the Homecoming EP a good few times. At first, when I put the EP on, I was to sure about it, as the overall sound harked back to the 70’s Prog Rock and has a sound that is haunting and atmospheric, and I hadn’t listened to this genre and style for over 30 years, I wasn’t used to it, but saying that, I was like, OK, this has potential, keep on listening!! So I did.

 

This six track EP has some really good tunes on it. The songs that got my attention and I liked are: Harlequeen, Echo Of Faces, Glare and Wipe Away The Rain. All these tracks have got some amazing guitars, keyboards, drums and the vocals are very atmospheric, which in turn gives this EP an ambient feel to it, which in on itself pure  brilliance.

 

Off the EP, the track that I liked the most is Glare, as this has some really good acoustic guitars at the being and goes into the heavy distorted in places, and the vocals are amazing on this track.

 

I would have to say, that as I haven’t listened to this type of Progressive Rock for over 30 years, that From The Dust Returned has gotten me back into listening to the genre of Prog Rock after such a long time.

 

Well, if you are into the Progressive Rock and Metal genre or you are just getting into it and want to find a band that you want to listen to, I would highly recommend that you go and check out From The Dust Returned on their Facebook page.

 

I would give From The Dust Returned and their EP Homecoming a definite 4.5 out of 5 for an atmospheric album.

 

Project Metal Music

 

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I nostrani From The Dust Returned approdano sul mercato con il loro primo ep di debutto e una formazione rimaneggiata, ma che a quanto pare ha giovato molto al sound dei nostri, che sfornano un ottimo lavoro di progressive metal, sotto la attivissima Sliptrick Records. All'interno dei From The Dust Returned troviamo due componenti degli storici Graal (Danilo Petrelli e Cristiano Ruggero, rispettivamente tastiere e batteria).

Interessantissimo il concept lirico, soprattutto per uno come il sottoscritto che divora trattati di psicologia, sociologia e psichiatria. All'interno di questo disco vediamo infatti un filo conduttore che lega tutti i brani, ovvero il trattare patologie mentali e disturbi correlati attraverso il viaggio in una mente malata. E quindi si fa largo un viaggio oscuro, anche piuttosto ben supportato da trame musicale intricate e opprimenti, attraverso una mente intaccata dalla malattia psichiatrica: depressione, schizofrenia, clinofobia e paranoia si dipanano attraverso sei episodi brillantissimi, in cui per una volta il progressive non assume quella forma fine a se stessa di esibizionismo strumentale, e che davvero in molti punti fa venire la pelle d'oca per l'alone malsano che emana.

L'album infatti vede la sua apertura con la splendida e cangiante "Harlequeen”, ovvero otto minuti di sali e scendi, di cavalcate in pieno stile progressive rock/metal, dove la voce da subito crea scenari inquietanti. Passando alla seconda traccia, "Homecoming", ci imbattiamo in una sorta di intermezzo simil-ambient che apre poi il terreno alla terza canzone, “Echoes of Faces”, traccia solenne, cupa, dalle tinte fosche in cui chitarre acustiche dal sapore amaro sono protagoniste fino a metà traccia, dove poi si affacciano bordate elettriche di grande impatto. La voce arriva verso tonalità alte, alternate ad un growl ben realizzato, e il finale è un bel crescendo di emozioni, con inflessioni anni Settanta e utilizzo di strumenti folkloristici, come ad esempio la fisarmonica. 

 

“Glare”. il quarto pezzo in scaletta, si apre con toni dimessi, e mi ha ricordato vagamente l'incipit di "Hallowed by Thy Name" degli Iron Maiden. In seguito la traccia si sviluppa in un rock duro dal forte sapore seventies che chiama in causa alcune cose dei migliori Deep Purple, con tanto di organo Hammond in sottofondo, e alcune intuizioni doom che rimandano anche ai primi Black Sabbath. Le seguenti “Wipe Away the Train” e "Sleepless" non fanno che confermare l'anima originalissima della band e le potenzialità a livello di costruzione dei brani fin qui messe in mostra.

In sintesi, un ep davvero ben riuscito, che rappresenta una band che ha voglia di osare e che riesce in pieno in qualsiasi cosa che fa. 

 

A livello personale sono rimasto ben impressionato, più che dalla tecnica comunque di buon livello, dalla capacità della band di mettere molta carne al fuoco e di proporla secondo la propria ottica dark e progressiva. Non era una scommessa facile, ma questo "Homecoming" ne esce vincitore!

Recensione a cura di: Sergio Vinci

Voto: 79/100

 

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É incrível como podemos notar a diversidade musical de certos undergrounds mundo a fora. Assim como no Brasil que temos uma gama sonora muito característica e diversificada, a Itália não fica para traz e sempre nos brinda com ótimas bandas de seu underground.

 

 

 

Sendo assim, vindos de Roma temos o From The Dust Returned, que apresenta em seu primeiro lançamento (o EP “Homecoming”) um som progressivo e bem fora dos padrões que conhecemos do estilo.

 

Podendo dizer que a semelhança fica por algumas músicas serem um pouco mais longas (mas não como no Dream Theater rsrsrs), mas a estrutura se desenvolve de uma forma diferente. As inclusões acústicas são presentes, assim como climas de teclados mais densos, não chegando a duelar com as guitarras que apresentam peso e certa simplicidade, sendo possível notar sua complexidade em suas variações e quebras de ritmo.

Que em muitos casos são ditadas pelas alternâncias vocais que vão do limpo ao scream quase gutural, em situações não tão atípicas, mas que trazem um ar interessante a sua proposta.

 

 

A produção é seca e compacta, com timbres claros, mas que poderiam ser um pouco mais sofisticados pela musicalidade que apresentam. A arte é bela e simples ao mesmo tempo, combinando com sua sonoridade.

 

Progressivo, moderno e quase indigesto. Mas que conforme você vai ouvindo se dá conta do grande trabalho que tem em mãos.

 

8,0/10,0

 

Renato Sanson

 

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I disturbi mentali, per quanto devastanti per chi li vive direttamente e indirettamente, affascinano, quando non ne sono strettamente connessi, il mondo dell’Arte. La Musica non è aliena a questo fascino e personaggi come Pink o Tommy con le loro psicosi e i loro traumi sono divenuti protagonisti di capolavori assoluti e senza tempo. E attorno ad essi une vera e propria galassia di altri personaggi più o meno celebri.

 

Un  filone lungi dall’esaurirsi, che ci porta oggi a scoprire Homecoming EP d’esordio dei From the dust returned. Un concept che partendo da precise patologie ci trascina nei pensieri contorti di menti malate. E lo sguardo vuoto, la sofferenza, il delirio del protagonista del video di Echoes of Faces è forse l’esempio più esemplificativo di questa immane sofferenza. La voce malata che nasce nell’io e che, facendosi spazio, annebbia la ragione, facendo precipitare quel che resta nella solitudine dell’indifferenza.

 

 

Il primo modo di rappresentare questa confusione mentale è l’alternarsi, l’intrecciarsi di canto e  growl. Le atmosfere sonore, che si snodano lungo un percorso di trenta minuti, sono lugubri tecnicamente, dovrei dire dark ma mi piace pensare, che al di là dell’opera in sé, ci sia un messaggio che ci riporta alla cruda realtà e lugubri mi sembra più appropriato. Atmosfere costruite attorno ad un metal-prog di ottima fattura a cui si alternano anche momenti di  apparente serenità resi con sonorità folk; tutto tende a riprodurre l’instabilità.

 

Un EP interessante che ci lascia intravedere anche ottime potenzialità per un futuro che, a quanto ci risulta, il gruppo sta già preparando. Ma chi sono i From the dust returned? E’ una band romana che si è formata attorno alle figura di Andrea Vagenius, in un primo tempo fuoriscito e adesso rientrato nella line-up, e Alex De Angelis, tra le figure di spicco anche il tastierista Danilo Petrelli.

 

Band da seguire con attenzione.

 

Fortunato Mannino

 

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This is young, formed in 2015, band coming from capital of Italy. But even so they know very well how unfair life can be, During these two years they experienced several changes in line-up – from initial one there’re only Alex De Angelis (vocals, guitars) and Marco Del Bufalo (vocals) in the band. But even worse, I guess, was that just reviewing album (called sometimes EP by members) had to be recorded twice. First time was in 2016, but due to a mistake of sound engineer stuff was completely lost. So guys had to enter another studio after some time and record it again.

 

 

 

Anyhow, ‘Homecoming’ contains six songs which aren’t easy to define by some one term.  Italians number several genres of music to describe more clearly what they play: in their opinion their creativity is “combination of typical elements of heavy metal, hard rock, progressive and psychedelic music”. Well, to be honest I can extremely hardly find here some elements of Heavy Metal or even Hard rock – especially these typical ones. But I’m an old orthodox, so maybe my perception of issue is wrong. But I clearly can notice elements of Psychedelia which’s strongly connected with progressive playing.

 

Music we have here to do with is calm, but surely not relaxing in superstitiously meaning of this word. I mean, someone who likes rather strange sounds will surely relax while listening to this album. Guys don’t use any strange instruments, but it seems that Alex has specific music taste and arrangements are also nothing what we Metalheads are first of all dealing with. Everything sounds (I mean music, not production) like it’d come directly from 70’s.

 

 

 

I think it’s non to good idea to describe music itself. Reason is that here happens really a lot. And this is about all instruments and vocal, too. So to describe all dishes would take eternity, I guess. This is technical playing as well and can seemingly sound a little for cacophony. But if you’ll really listen to it then you’ll recognize some melody or even epic fragments. Singing also is variable – I mean, this is, of course, clean singing all the time, but not in the same way in the same time. I can recommend this album only to people who like such surrealistic music or/and use some drugs – the best acid. If you like only regular Metal then you should run a mile from it.

 

 

 

82

 

 

Bart Tomaszewski

 

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Nati solamente due anni fa, i From the dust returned (nome mutuato da un libro fantasy di Ray Bradbury) sono tutt’altro che esordienti vantando in formazione Danilo Petrelli (tastiere) e Cristiano Ruggiero (batteria), già nella line up dei Graal, oltre che Alex De Angelis (voce e chitarra), Marco Del Bufalo (voce) e Miki Leandro Nini (basso). Questo ep d’esordio è puro heavy dark prog, con reminiscenze settantiane non indifferenti e tematiche oscure come la depressione o i disturbi della psiche, che vengono sottolineati da una musicalità viscerale e greve, dai tratti quasi soffocanti. L’iniziale Harlequeen mostra fraseggi dark prog e incursioni nel metal, un inizio saturo, carico di veemenza che sfocia nella breve title track, un’introduzione a Echoes of faces, brano vibrante e potente, un progressive metal con parti in growl a ricordare gli Opeth di qualche anno fa. La band svedese è presente anche nella successiva Glare, maggiormente atmosferica, con i ritmi che rallentano e creano una nera spirale, un vortice di dark prog in cui si palesano elementi riconducibili anche agli High Tide di Tony Hill, caratteristiche di una traccia profonda e viscerale. Wipe away the rain si sposta con grazia sul versante del death metal progressivo, mentre la brevissima Sleepless è l’epitaffio finale di un ep trasversale, duttile e molto interessante, che lascia trasparire ulteriori sviluppi per il futuro. (Luigi Cattaneo)

 

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Assistere alla nascita di un nuovo progetto (di qualità) è sempre affascinante. Questo progetto viene da Roma e vede la partecipazione di musicisti d’esperienza che hanno già militato in diverse band dall’estrazione anche piuttosto varia. Ne risulta un lavoro già maturo e molto eterogeneo identificabile nei dintorni del progressive rock ma che non rinuncia né ad atmosfere dark né a qualche deriva metal a sporcare voce e chitarre e nemmeno ad un sound di settantiana memoria. Possiamo parlare di un crossover dove tutto è amalgamato con sapienza in modo da non sembrare forzoso e anzi il disco scorre senza intoppi nel lettore rivelando di quando in quando delle gradite sorprese per lo più ascrivibili nella categoria “arrangiamenti”. Detto questo Homecoming non è certo un CD di facile fruizione, anzi i Nostri sembrano essersi impegnati parecchio per rendere ricco e articolato l’ascolto del loro esordio discografico. Come conseguenza il loro stile variopinto e accattivante conquista in proporzione a quanta attenzione gli si dedica. In altre parole questo non è un lavoro da mettere in sottofondo mentre ci si dedica al proprio hobby o si prende un aperitivo con gli amici. Al contrario necessità di una certa smaliziata esperienza per essere compreso fino in fondo e ripaga lo sforzo con dei passaggi deliziosi talvolta davvero posizionati tra il genio e la follia. Sono questi a colpire maggiormente perché i From The Dust Returned non si cimentano in futili virtuosismi o assoli interminabili pur mostrando un’innegabile capacità tecnica.

Per tutta la mezz’ora di questo disco la produzione rincorre le mutevoli esigenze dei brani con risultati alterni ma mantenendosi su un livello medio più che discreto. Con questa fa il paio la confezione del CD che elegante e completa non lascia desiderare nulla di più di qualche spunto maggiormente originale. Solo considerazioni positive si possono aggiungere per quanto concerne il songwriting che dimostra un’ispirazione fuori dal comune come dimostrato dalla durata dei brani che spazia (anche troppo) da poco meno di un minuto agli oltre otto. L’imprevedibilità è quindi forse la caratteristica principale che maggiormente si nota al primo approccio ma c’è molto altro che potrà essere apprezzato da chi abbia la costanza di insistere nell’ascolto. E qui casca il proverbiale asino: chi non dedicha il necessario impegno potrebbe ingiustamente etichettare come blande e monotone queste sei tracce che invece meritano di essere godute a fondo. Presumibilmente questo potrebbe rivelarsi un ostacolo all’ascesa della band a cui perciò va riconosciuto il merito di una scelta coraggiosa e anticonvenzionale. Sicuramente un bene in un panorama sempre più omologato e instradato su percorsi già fin troppo battuti. Invece qui le idee e la capacità di metterle in musica sono di casa quindi, fintanto che verrà mantenuto lo stesso livello di originalità, non si potrà che essere orgogliosi e tributare un plauso a questa nuova compagine nostrana. Bravi.

7/10

 

by Ottaviano Moraca

 

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All good things start as an idea, but to materialize this idea and make it happen requires talented musicians to be found and of course to be determined. I think that talent and determination is what made this EP possible for us to listen to. FROM THE DUST RETURNED was an idea of Alex De Angelis (vocals, guitars) in 2015 which he managed to realize after a change of line-ups. Actually the band managed to find a stable line –up during the recording of its debut album. The problems continued when the recordings of this EP were lost and the band decided to re – record it in a new studio. So after so many line–up changes and misfortune which the band’s determination surpassed I have in my hands their lost EP.

It is really hard in our days to find a band that can sound original or to make you feel they make things differently from other groups of the same genre. This is how I felt when I listened to the first tunes of the “Homecoming” EP. I had the sense that I was listening to something familiar yet given in a very fresh and original way.
Musically the band moves on the progressive metal/rock path and actually they balance very well between these 2 genres and the passage from the one to the other comes very naturally. Their sound has a strong 70’s rock and metal touch with some intense psychedelic – space rock elements that reminded me a bit of HAWKWIND. Also they use clear and harsh vocals that give to their songs a dramatic touch which fit with their lyrics that have an emotional and existential orientation.
“Homecoming” introduces us to a band that transcends the boundaries of a specific genre and having as guide their imagination offer us an album that has variety and above all sounds original and inspired. I know that it is not an easy listening, but it is a release that will pay you back especially if you search for something fresh in the progressive metal scene.
8/10
Nick “Verkaim” Parastatidis

I From The Dust Returned sono una band rock/metal progressive italiana, nata a Roma nel 2015, da un’idea di Alex De Angelis e che nella lineup vanta due nomi importanti, quelli di Danilo Petrelli e Cristiano Ruggero, ex Graal.
Il gruppo prende il nome da un racconto fantasy del 2001, di  Ray Bradbury. 
L’EP “Homecoming” autoprodotto e pubblicato dalla Sliptrick Records, contiene sei brani che spaziano dal prog targato anni settanta, atmosfere dark e heavy metal.
Le composizioni dei testi sono state influenzate da disfunzioni della mente umana, i disturbi psichici come la depressione, schizofrenia, la paura del sonno, le cui violenze inconsce sulla nostra mente, lasciano strascichi di sofferenza. Queste sensazioni di disagio, vengono esposte dalla band con sonorità dark ed opprimente, una trasposizione in musica del disagio.   
“Harlequeen” è il brano che apre questo lavoro, un prog rock intrecciato al dark in modo molto enfatico, con arpeggi e vocalizzo sia urlato che mite.

 

Seconda traccia, la breve ma intensa titletrack “Homecoming”, è totalmente strumentale tanto interessante quanto persuasiva nella quale si nota una sorta d’inquietudine. 
“Echoes Of Faces” si caratterizza per il tono più aggressivo rispetto ai brani precedenti, fermo restando che la musica è progressiva, con venature indie, qui è in chiave più metal con la voce che arriva a toccare il growl.  
 “Glare”, è il brano migliore, a mio avviso, di tutto il disco, particolare l’atmosfera creata, una nenia che addolcisce, culla nella sua peculiare ariosità che arriva ad essere anche ossessiva e ricorda per certi versi sia la darkwave, sempre molto presente in tutto l’EP, sia la musica anni settanta, il tutto presentato con una certa teatralità.  Testo intenso e bello di cui richiamo: “Feeling grows inside of me without leaving trace of doubts to the reason Speaking loud with your voice of mind you could change the time and its meaning” ("La sensazione cresce dentro di me senza lasciare traccia di dubbi alla ragione Parlando forte con la tua voce della mente puoi cambiare il tempo e il suo significato ".
“Wipe Away The Rain”, rivolto sempre a sonorità anni settanta, è un brano che riesce a distinguersi, dove fa capolino il death metal addolcito dalle note del piano.
Chiude questo EP la traccia acustica “Sleepless”, un breve pezzo che riesce a catturare l’interesse.
I From The Dust Returned hanno realizzato un disco sicuramente che incuriosisce, probabilmente non di facile ascolto ma da assaporare ed apprezzare ascoltandolo più di una volta per apprezzarne sia le sonorità che i testi, approcciando proprio tematiche delicate della psiche.

 

Valeria Campagnale

70/100

 

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Το συγκρότημα από τη Ρώμη συστήνεται με το πρώτο του ep και κερδίζει τον πρώτο πόντο συμπάθειας, επειδή έχει λάβει την επωνυμία του από το ομώνυμο έργο του συγγραφέα Ray Bradbury. Οι μουσικοί που το απαρτίζουν, καίτοι φέρουν διαφορετικές μουσικές επιρροές, κινούνται στον προοδευτικό χώρο, εκείνον όπου οι ήχοι και η ατμόσφαιρα των πρώτων χρόνων της δεκαετίας του 1970 διατηρούν τη γοητεία τους. Όχι πως ακούγονται ρετρό, αλλά είναι εύκολη μια γρήγορη κατάταξή τους στη συγκεκριμένη κατηγορία. Σε καθένα από τα έξι τραγούδια που παρουσιάζουν καταπιάνονται με μία ψυχική διαταραχή, με θέματα δηλαδή που υποβάλλουν και το ύφος τους. Δύσκολα, βεβαίως, τα αντικείμενα αυτά, τα επενδύουν με στοχαστικές νότες, προτιμώνται πάντως στα σημεία όπου γίνονται ζωηροί. Έχουν τα περιθώρια να βελτιώσουν την ηχητική εικόνα τους, να διασαφηνίσουν τους επόμενους στόχους τους και μάλλον αυτό θα κάνουν. Το καλό εξώφυλλο είναι δηλωτικό των ενδιαφερόντων τους.

 

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Primo EP per i From The Dust Returned, una band molto creativa che già con questa prima prova mette in risalto le proprie qualità. Nei testi si evidenziano i problemi interiori dell’essere umano, si parla di schizofrenia, depressione, egoismo  e sembra che la band ne abbia creato la giusta colonna sonora. “Harlequeen” inizia con arpeggi ed atmosfere progressive, poi momenti di chitarra acustica che riecheggiano i Pink Floyd e ancora prosegue con momenti acustici, un sound sempre progressivo, ma che nel procedere diventa anche più metal e le voci sono sia pulite che urlate e growls. Una proposta musicale molto interessante e lo si sente anche in “Homecoming”, la title track, traccia interamente strumentale è breve ma molto convincente e in “Echoes Of Faces”, rimangono le parti progressive, ma si aggiungono ambientazioni teatrali e, almeno nella parte iniziale, dei riff doom metal. Il brano ha molte idee, anche se andrebbero realizzate meglio, ma riesce a far rimanere alta l’attenzione, specialmente per le diverse sonorità che incorpora.

C’è poi “Glare”, altro brano molto particolare, con vari stacchi di tempo e dove appare anche un organo Hammond che dà quel sapore seventies e anche le parti vocali migliorano, molto belli anche i riff e si va anche verso soluzioni progressive anche più tecniche e le idee sono sempre più fantasiose. Ci sono altri due brani, “Wipe Away The Rain”, sempre molto vario ed articolato, dove a volte sembra che il metal viene messo in secondo piano, mentre altre volte esplode in un death metal progressivo con voce growls, otto minuti che arricchiscono in maniera molto positiva questo EP d’esordio e “Sleepless” chiude il cd con sonorità acustiche, un brano breve ma anche in questo caso, molto interessante. Questo è solo l’inizio e sicuramente quando la band avrà pronto il primo full-lenght album, sarà più delineato il volto colorato di questi cinque ragazzi.

FABIO LOFFREDO
Voto: 7,5/10

 

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Niemals hätte ich geglaubt, dass ich mich in diese EP verlieben könnte, schließlich versemmelt FROM THE DUST RETURNED den Start in ihr neues Werk schon mal ganz gewaltig - zumindest scheint es so. Die schizophrenen Gedankenwelten, mit denen sich die Band auf "Homecoming" auch lyrisch beschäftigt, werden in 'Harlequeen' direkt offenbar und stiften ordentlich Verwirrung, beschreiben aber auch die stete Unberechenbarkeit dieses italienischen Prog-Metal-Outfits. Von klassischen Zitaten aus den frühen 70ern bis hin zu verworrenen Djent-Fragmenten reicht die Palette, die FROM THE DUST RETURNED diesmal anbietet, und wäre es nicht dieses zusammenhängende Konzept, das über den Song schwebt, würde man sich auch in den knappen 30 Minuten dieses Scheibchens hoffnungslos verlaufen.

Doch die Emotionen greifen, die Stimmungswechsel werden souverän über die Breaks geschaukelt, eine gewisse Theatralik darf nicht fehlen, und genau in dem Moment, in dem die band ein bisschen Harmonie suggeriert, greifen harsche Gitarren um sich und beschreiben die Vorlieben für extremere Sounds.

Es ist nicht zu viel versprochen, wenn man "Homecoming" als universellen Prog-Explorer bezeichnet, so viele verschiedene Genres werden hier zusammengefügt, ohne den homogenen Kurs des Albums verlassen zu müssen - und das ist das eigentliche Kunststück. Es ist eine Genre-typische Erfahrung, dass sperrige Fragmente irgendwann zusammenwachsen, und sie erfüllt sich auch diesmal. Aber genau in dem Moment, in dem dies geschieht, hat man das Gefühl, "Homecoming" würde mit solch einer Leichtigkeit vorbeifliegen, dass man sich selbst hinterfragt, warum man so schwer Zugang erhalten hat. Selbst besagter Opener ist auf einmal transparent und klar durchleuchtet - eigenartig, aber dennoch Fakt.

Und daher ist es eben auch so: Wo die Liebe hinfällt... und sie fällt irgendwann auch zum aktuellen Output von FROM THE DUST RETURNED!

Anspieltipps: Echoes Of Faces, Wipe Away The Rain

 

Note: 8.00

Redakteur: Björn Backes

 

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Ep d’esordio per I From the Dust Returned intitolato “Homecoming”, realizzato con uno stile misto tra rock e metal progressive e con annesse atmosfere dark che si incentrano su contesti sonori settantiani ; la band, all’interno della quale militano anche due ex membri dei Graal, uniformano le loro sonorità su andature indicativamente moderate, dai tratti talvolta quasi ambient, dando però allo stesso tempo impulso ad effetti realizzati tra synth e quant’altro esclusivamente appartenenti a sonorità passate ma ricche di iniziative progressive. Le tematiche dell’album si incentrano su problematiche che abbracciano la schizofrenia, clinofobia, la depressione, l'egoismo e la paura di amare. Ogni tema diventa soggetto principale della canzone. Tuttavia, il vero centro di Homecoming è dato dalla dualità opposta rappresentata dagli elementi

contrastanti nella band: due voci opposte, pulita la voce di Alex e aggressiva growl quella di Marco. In mezz’ora d’ascolto si assiste in sostanza ad un qualcosa di particolare, quasi inaspettato, generato da musica che rilascia momenti di tensione con altri quasi più tendenti al rilassante. “Harlequeen” di otto minuti di ascolto apre l’inizio dell’Ep rilasciando un’atmosfera quasi suggestiva nebbiosa post dark ambient, se vogliamo, da cui piano piano in un continuo crescendo tra sonorità acustiche si sviluppa un’andatura rock moderata con un cantato quasi da opera fine ottocento; segue “Homecoming”, un micro intermezzo strumentale che anticipa “Echoes of Faces”, in cui la band accende le sonorità distorte dando vita ad un sound che si alterna a sonortià ritmiche acustiche cantate in un particolare growl, quasi fuori luogo, in alternanza ad secondo cantato clean. “Glare” si presenta con un inizio particolarmente moderato, quasi piatto, all’interno del quale dopo la band offre delle iniziative ritmiche lente ma maggiormente irruento per il lavoro della chitarra; “Wipe Away the Train” nella sua proposta risulta particolarmente personale dando una significativa importanza al cantato nuovamente alternato tra clean e growl su una base moderata e con sonorità quasi raffinate. Un Ep che può assumere più sfaccettature proprio per la particolarità che lo caratterizza lasciando da un lato, basiti per la singolarità dei contenuti e, dall’altro soddisfatti per quanto ascoltato. (Wolverine)

 

74/100

 

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"Echoes of faces"

 

BEST PROG SONG on PROGOTRONICS III

 

by Prog Sphere (May 2017)


FROM THE DUST RETURNED  "Homecoming"
   (2017 )

Tante prog band spesso si caratterizzano per determinati difetti: eccessive parti solistiche, a volte prive di ispirazione, complesse strutture un po' pretenziose senza una specifica direzione o giustificazione, meccanicità da automa, o al contrario pomposità superflua. Invece i From the Dust Returned sono un felice esempio di come tutti questi elementi possano coesistere in maniera equilibrata e piacevole, come ingredienti di una ricca torta nella quale non ci sia troppo lievito, troppi canditi o troppe poche uova. Le elaborate parti strumentali non intaccano l'interessante storytelling, tutto è funzionale o alla narrazione, o alla bellezza della musica. "Homecoming" si apre con un tappeto etereo di tastiere in "Harlequeen", raggiunto da una chitarra acustica che esegue accordi dal sapore di "Welcome to the machine" dei Pink Floyd. Successivamente entrano in scena le voci protagoniste di questo lavoro dai forti contrasti: una voce è pulita, e seppur leggera tende al vibrato lirico; l'altra è un growl. Ascoltare una voce in growl sopra un arrangiamento acustico è inusuale, ci sono pochi esempi se non "Father" del progetto Ayreon di Lucassen. Ci sono brevi stacchi a sorpresa fiabeschi, quasi da Jethro Tull, per poi far comparire il marchio imprescindibile sia dell'hard rock anni '70 che del progressive: l'hammond, in primo piano, alternato da un assolo di synth.

I vari elementi si susseguono in orizzontale, come vari capitoli di un libro. Il secondo pezzo, che è la titletrack "Homecoming", è un intermezzo strumentale in 6/4 che dura poco più di un minuto: ci presenta degli inquietanti campanellini e dei suoni fumosi, fino ad arrivare ad un tema preciso che si trasforma in un riff di chitarra distorta. Nel terzo capitolo, "Echoes of faces", ritornano le due voci opposte in contrasto; la voce pulita raggiunge degli acuti cantati un po' à la Bruce Dickinson. Il tema melodico principale per chitarra, all'unisono con hammond, viene ad un certo punto parodiato da un sitar, e la canzone ci trasporta nel tempo di un ponte in un clima orientaleggiante ma ugualmente aggressivo. Per pochi secondi compare una fisarmonica, che consente al brano di proporre una seconda zona diversa dalla precedente. L'aggressività è poi superata dal ritorno del sitar, stavolta accompagnato da percussioni etniche. E siamo solo a metà! Il resto delle sorprese le lascio scoprire agli ascoltatori, tra interessanti escursioni armoniche, suoni di organo a canne, un rock che diventa fusion ("Glare"), un canto quasi da eroe disneyano contraddetto da minacce e dissonanze ("Sleepless"), e tanti altri aspetti interessanti di quest'avventura musicale che sarà apprezzata parecchio dai progger! (Gilberto Ongaro)

 

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Dopo varie vicissitudini che hanno portato il gruppo a rimodellare la formazione, Homecoming finalmente vede la luce tramite la Sliptrick Records e la carriera di questa ottima band progressive può prendere il via.

 

Stiamo parlando dei From The Dust Returned, gruppo nostrano che vede all’opera due membri degli storici Graal (Danilo Petrelli e Cristiano Ruggero, rispettivamente tastiere e batteria) e del suo debutto in formato ep, una mezzora di musica progressiva, tra tradizione settantiana, metal estremo ed atmosfere dark.
Ogni brano prende ispirazione da patologie psichiatriche, un viaggio in più di una mente malata di schizofrenia, clinofobia e depressione e la musica che supporta il concept non può che essere cangiante, tragica, oppressivamente estrema e dark, seguendo appunto i deliri provocati dalla sofferenza che malattie del genere comportano.
L’album si apre con Harlequeen, sunto del sound prodotto dai From The Dust Returned, con armonie acustiche post dark ammantate di prog metal teatrale che ci accompagnano in questo viaggio nella mente umana: la voce pulita, a tratti declamatoria, si scontra con il growl, mentre i tasti d’avorio disegnano arabeschi di progressive rock;
l’atmosfera delle varie tracce si può senz’altro dichiarare estrema, perennemente in tensione e attraversata da notevoli cambi di tempo e parti acustiche suggestive.
In un sound in cui l’anima progressiva classica è preponderante, il growl ed i vari toni vocali usati fanno la differenza, così come il gran lavoro delle tastiere, mentre la parte estrema permette a brani come Echoes Of Faces e Wipe Away The Rain di acquistare un tocco di originalità in più, elevando Homecoming al rango di lavoro da apprezzare in tutte le sue sfumature.
Un debutto davvero sorprendente per un gruppo che riesce nella non facile impresa di risultare classicamente progressivo pur usando note, sfumature ed attitudine fuori dai cliché conservatori del genere.

8,2/10

 

TRACKLIST
01. Harlequeen
02. Homecoming
03. Echoes of faces
04. Glare
05. Wipe away the rain
06. Sleepless

 

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Band nata nel 2015 circa, i From The Dust Returned vanno per svariate ragioni a registrare nuovamente questo Ep composto in precedenza. Le cause di tale operazione, probabilmente come recita la loro bio, sono dovute ad un cambio di line up in fase compositiva. Ma a questo punto data la qualità alta del prodotto, possiamo stare tranquilli che non si sono fatti scalfire minimamente! Si accasano presso la sempre attenta e prolifica Sliptrick Records e pubblicano questo Homecoming, Ep che vede in tutto sei brani di un certo heavy metal con influenze psichedeliche tipiche degli anni ’70, senza dimenticare anche una certa dose di prog e hard rock. Si parte alla grande con Harlequeen, brano con un gusto tipicamente stoner e settanti ano, arricchito da vocals che rasentano in alcune parti il cantato operistico, ma all’interno possiamo trovare anche il growl in stile Dark Lunacy e delle ottime clean vocals.

Prova davvero esemplare. In un primo momento l’andamento del brano può sembrare lento e tranquillo, ma trascorsi i primissimi minuti , si inizia ad avvertire qualche disturbo psichedelico che farà di certo felice chi si nutre di musica psichedelic rock. Il secondo intitolato Homecoming è un gradevole strumentale che precede uno dei brani migliori dell’Ep in questione Echoes Of Faces. Qui mettono in evidenza anche una certa sicurezza e maturità strumentale davvero di primo livello. Sono circa sei minuti di goduria musicale a tutti gli effetti. Brano che mischia elegantemente svariate inflenze quali metal, rock ed anche estreme soprattutto riguardo le vocals. Il quarto brano Glare si candida ad essere il più struggente in un certo senso, rispetto agli altri che compongono questo interessante lavoro. I nostri non hanno certo paura di osare, sanno quello che fanno. Wipe Away The Rain è invece quello che più degli altri mostra il lato prog della band. Altro ottimo brano! Sleepless è un degno brano di chiusura, della durata che rasenta il minuto, ma non per questo oltre tutto meno importante. Davvero un ottimo e piacevole ascolto. Speriamo presto di poterli vedere con un full-lenght! 

 

 

Voto: 8/10

 

Sandro Lo Castro

 

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Homecoming is a debut EP release from a Rome-based progressive rock/metal act From the Dust Returned, comprised of six songs and released via Sliptrick Records.

Kicking off with “Harlequeen,” Homecoming hints its diversity. Elements ranging from hard rock, heavy metal to Opeth-influenced Prog Metal and folk motifs are included. That fact also reveals the EP’s biggest issue—it wants to be a lot of that in short time.

There is definitely potential here, and “Echoes of Faces” proves that. A song that has been recently featured on our Progotronics compilation, is a stronghold of the EP. The transition between acoustic-driven parts and avant-garde is rather smooth. “Glare” starts with a very nice melody provided by an acoustic guitar and clean vocals. The Hammond organ that can be heard here, and throughout the record, is another highlight and an element that makes difference. Following “Wipe Away the Rain”starts very atmospherically, but it doesn’t take too long to become a hybrid child of Ayreon, Deep Purple and already mentioned Opeth.

Homecoming suffers in the production department. It certainly has many great ideas, but the sound could be fuller and more expressive, the mix is a bit weird due to the fact that some parts are buried.

What is important here is that From the Dust Returned made a brave step to produce a release that is stylistically very different, and with the experience called Homecoming I’m sure that they will take the best out of it and use that knowledge on their next release.

 

Homecoming is available here. Follow the band on Facebook.

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:: From The Dust Returned - Homecoming - (Sliptrick Records - 2017)
“Homecoming” è l’Ep di debutto della band progressive rock e metal From The Dust Returned, una band che sta cercando di fondere (con il tocco di personalità musicale di ciascun membro) elementi diversi come l’heavy metal, il rock, la musica progressiva e psichedelica; tutto ciò, attraverso le sei canzoni che richiamano suoni degli anni ’70 e dalle atmosfere oscure, ma anche con le melodie delle chitarre acustiche. Il disco si apre con Harlequeen, e le chitarre acustiche sono padrone della “scena”, richiamando (come alcune parti vocali) gli Opeth di qualche album fa, nella prima parte… mentre nella seconda parte la band si trasforma, evidenziando gli echi del progressive anni ’70, per poi chiudere nuovamente alla Opeth! Segue Homecoming, che è un brano strumentale e che precede la successiva traccia (Echoes of Faces), che cambia atmosfera e che vede “duellare” le due voci: quella di Alex (voce pulita) e quella di Marco (growl). Anche la conclusiva Sleepless ha dei leggeri richiami agli Opeth, non solo per il lato musicale, ma anche per le atmosfere e le sensazioni create. I temi dell’album si concentrano su diversi problemi, come la schizofrenia, la clinofobia, la depressione, l’egoismo e la paura di amare… ogni tema diventa il soggetto principale della singola canzone, e ben si abbina ai suoni e alle situazioni create.

Il titolo dell’Ep è stato scelto da Marco Del Bufalo, ed è stato ispirato da un capitolo del romanzo di fantasia “From The Dust Returned” scritto da Ray Bradbury; il titolo si riferisce alla riunione dei membri del gruppo, provenienti da diversi e variegati brani musicali. L’Ep è stato prodotto dagli stessi From The Dust Returned; tutte le canzoni sono state composte da Alex De Angelis e poi arrangiate da Alex con Miki Leandro Nini (bassista) e Danilo Petrelli (tastierista e ingegnere del suono) – e per par condicio cito anche Cristiano Ruggiero alla batteria! Alcune parti vocali vanno migliorate, ma le atmosfere e i richiami alla band già citata sono apprezzabili. Bisogna lavorare ancora un po’, solo un po’; ma tranquilli, la strada è quella giusta… date un ascolto (e se avete occasione, andate a vederli dal vivo) – a presto, spero!
Voto: 7/10
Giovanni Clemente

 

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From the dust returned est un groupe Italien de metal Rock progressif avec de multiples chants,le growl, le chant clair plus ou moins lyrique parfois.
Le groupe est jeune mais possède déjà une identité bien à lui comme sur "Harlequeen" qui dure 8 minutes et qui ouvre cet Ep. A la première écoute du disque, j’ai eu du mal à m’adapter à la musique du groupe, bon il faut dire que je sortais de l’écoute du dernier album de Suffocation...
"Harlequeen" montre une qualité vocale bluffante dans le chant clair. Alex n’hésite pas à pousser sa voix dans ses derniers retranchements. Il alterne entre puissance et finesse tout au long de cette composition influencée par les années 70, car il me semble reconnaître le son d’un orgue Hamond. Les 8 minutes d’"Harlequeen" sont superbes et vraiment passionnantes. Les chants se superposent pour donner une belle ampleur au titre.
Ensuite arrive une compo d’un peu plus d’une minute, instrumentale, pas spécialement indispensable donc j’enchaîne avec "Echoes of the face", il ressort là aussi cette dualité douceur guitare folk et guitare électrique, chant clair de haut vol et chant guttural (pas indispensable lui non plus).
Le coté folk prog de "Echoes of faces" de début de titre laisse place à un passage plus oriental finement amené. Le mélange des genres se fait dans une douce transition et les rythmiques orientales (hindou ?) sont lancées à l’auditeur avec la puissance folk qui fait toute l’âme de From the Dust Returned.
Les multiples changement de paysages au long du morceau lui donnent tout son intérêt."Echoes of the faces" possède lui aussi une belle dimension progressive qui me plaît bien.

S’ensuit "Glare", qui débute de façon intimiste. Le chant a un peu trop de reverb à mon goût, même si ça lui donne vraiment des air rock 70s, tout comme la guitare qui semble issue, elle aussi, d’obscures groupes 70s. "Glare" est une compo totalement inspirée, faite elle aussi d’une multitude de transitions, entre montées et descentes de rythmes.
Cet Ep est composé de 6 morceaux dont 2 de plus de 8 minutes. L’album est vraiment superbement travaillé aussi bien vocalement que musicalement. Je n’avais pas trop accroché à la première écoute, car on ne se replonge pas dans rock prog aussi facilement que cela, même si je suis un grand fan de ce genre, je n’ai pas énormément de temps pour en écouter.
Le petit mélange métal guttural et rock prog pourrait écarter quelques oreilles chastes mais en fait, il n’en est rien et à la seconde écoute je me suis régalé de cette album aux multiples niveaux.
Il y a énormément de plans à chacune des compositions et il faudra faire tourner le disque plusieurs fois avant de les entendre tous.
Alors, mon avis est que cet Ep de metal rock prog vaut largement le détour de par sa richesse dans ses compositions et pour la grande inspiration vocale dont il fait preuve.

Facebook : https://www.facebook.com/fromthedustreturned/

Note : 16/20

Davidnonoise

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EP di debutto per i romani From The Dust Returned. Sei tracce che contengono svariati stati d’animo dell’essere umano. “Homecoming” è un prog metal con sonorità anni ’70.

Genere: metal prog
Voto: 6/10

Schizofrenia, depressione, egoismo, raccontati nelle tracce di questo EP di debutto sotto l’etichetta Sliptrick Records. La provenienza da altre band dei componenti del gruppo, le loro esperienze maturate, rendono questo “Homecoming” un mix di stili, dall’hard rock all’heavy metal, dal prog alla psichedelica. Una particolarità è data dalle due voci, una pulita, quella di Alex De Angelis, mentre è molto growl quella di Marco Del Bufalo. Le atmosfere dark, fuse con parti melodiche, come quelle acustiche, ed i continui cambi di ritmo, tra una canzone e l’altra, rendono il progetto molto particolare nel suo genere. Non siamo di fronte ad un album che parte e va dritto per la sua strada, ma finito di ascoltarlo cerco di capire la vera identità del gruppo quale possa essere. Ma in fondo nemmeno dovrei dar troppa importanza a questa cosa, perché a volte la propria strada la si trova passo dopo passo. Non è mai facile recensire un EP, soprattutto quello di debutto di una band, perché in realtà si sa ben poco di loro, ed i giudizi spesso risultano affrettati, sia nel bene che nel male. Questo credo sia un buon inizio, ci sono cose interessanti al suo interno, sperimentazioni che andranno approfondite. Ad esempio proprio il passaggio dalla prima voce alla seconda, a volte è ben introdotto, altre volte molto repentino ed improvviso. Bisogna entrare in questo vortice pian piano, prima di riuscire a restare in piedi senza essere travolti.

 

Articolo di: Eugenio Iannetta

 

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